Come è nata l’idea di un viaggio di gruppo a Zanzibar?
A dire il vero non saprei indicare un momento preciso. Ricordo che venivamo da mesi difficili, dal lungo e silenzioso periodo post-COVID, e nella mia mente iniziava a farsi strada un’idea insolita: quella di una vacanza in un luogo completamente lontano dai miei soliti interessi di viaggio.
Chi mi conosce, amici escursionisti, viaggiatori e follower con cui condivido avventure da anni, sa che sono sempre stato un amante del mare e del caldo. Ma in realtà, non è proprio così. Io amo i grandi panorami verdeggianti, le scogliere a picco sul mare, le montagne maestose, anche quelle avvolte dal freddo e dal vento… Eppure, quasi per sfida con me stesso, un giorno una sola parola cominciò a lampeggiare nella mia testa: Zanzibar!
Pensare di andare lì, in un posto così diverso dalle mie solite mete, mi incuriosiva e allo stesso tempo mi spaventava. Non era il classico viaggio nella natura selvaggia, né un trekking tra cime incontaminate. Era qualcosa di diverso. E così mi dissi: perché no?
Prenotai il volo quasi d’impulso e il giorno dopo anche il resort, scelto apposta per staccare dai circuiti turistici più inflazionati.
Perché questa scelta? Cercavo comfort, una sorta di nido sicuro. Non ero pronto o forse non avevo ancora il coraggio per un’immersione totale nella vita locale. Volevo viverla, sì, ma con un equilibrio che mi facesse sentire protetto.
Atterrai a Zanzibar da solo, il mio primo viaggio in un posto esotico. Ricordo ancora i primi istanti: il caldo avvolgente, un’aria carica di profumi sconosciuti, e soprattutto le palme ovunque. Così tante che iniziai a fotografarle una ad una, come fossero opere d’arte. I miei amici, presi un po’ in giro dalle troppe foto che mandavo, mi convinsero a smettere dopo un paio di giorni!
Ma quello che mi colpì davvero subito furono i colori. Sgargianti, vividi, quasi accecanti. E poi i bambini: ovunque, in quantità pari ai colori stessi.
Mi chiedevo da dove spuntassero, come potesse esserci tutta quella vita, quella vitalità apparentemente infinita.
Nei giorni seguenti cominciai a osservare l’isola, a cercare di capirla con le sue tante contraddizioni. Mi sentivo un turista in mezzo ad altri turisti, e un pizzico di senso di colpa c’era, lo ammetto. Ma poi capii una cosa importante: Zanzibar vive di accoglienza, ce l’ha nel sangue, ti conquista coi sorrisi, con la sua stabilità e con quella capacità di farti sentire a casa, anche a migliaia di chilometri dalla tua.
Fu allora che immaginai un giorno di organizzare un tour Duomo Trekking qui. Non un trekking classico, certo, ma un viaggio diverso dal solito, in controtendenza.
Col tempo abbiamo realizzato più viaggi mantenendo questa formula: un turismo con il comfort del resort come base sicura, ma con tante escursioni giornaliere per esplorare l’isola, le sue spiagge, le lingue di sabbia e i panorami selvaggi.
Il resort rimarrà sempre nel pacchetto: garantisce sicurezza, qualità del cibo, serenità la sera. Non vogliamo improvvisare né mettere a rischio la salute di chi viaggia con noi. Le esperienze con la vita locale ci saranno, certo, ma sempre organizzate con cura e attenzione alla sicurezza.
Ogni giorno sarà dinamico ed esplorativo: escursioni in barca, isolotti disabitati, snorkeling, tramonti infuocati… Tutto gestito dagli amici dell’agenzia Pamoja, che collabora con il resort e ci accompagna in questa avventura africana con professionalità e passione.
Alla fine del viaggio porteremo a casa non solo immagini e colori, ma soprattutto quella sensazione meravigliosa che solo un viaggio sa dare: la capacità di metterci in discussione, di vedere la vita con occhi nuovi.
Perché, in fondo, un viaggio è questo: non solo relax, ma un piccolo grande sconvolgimento dentro. E Zanzibar, con tutte le sue contraddizioni, la sua bellezza e la sua umanità, ci riesce ogni volta.
A distanza di tempo, quando ripenso a Zanzibar e alla Tanzania, sento sempre quel richiamo profondo, quella voglia che molti chiamano “mal d’Africa”. È quel desiderio che ti resta dentro, fatto di paesaggi straordinari, di cieli infiniti, di volti e sorrisi autentici che non dimentichi più.
Adriano De Falco
Cosa ti aspetta in questo viaggio